martedì 28 settembre 2010

Massimo Calearo, un uomo buono per ogni stagione

Alla fine di un giro di altalena, il deputato vicentino Massimo Calearo (in foto) - eletto con il Pd perchè fortemente voluto tempo fa da "la so lunga" Veltroni -  ha abbandonato il partito "Api" di Rutelli (perchè più che l'Alleanza Per l'Italia a lui interessa l'alleanza con  Berlusconi) e si è unito al Gruppo Misto (che è un po' come una macedonia, una pizza quattro stagioni, un fritto misto: accoglie fuoriusciti e politici di tutte le paste). Il suo ormai ex partito l'ha presa bene: ''Auguriamo buona fortuna a Massimo Calearo che ha confermato nella riunione del gruppo Api la sua speranza di diventare ministro con Berlusconi. Suggeriamo al premier di affiancargli come sottosegretario l'onorevole Bruno Cesario (ndr: altro coraggioso che, al momento del passaggio dalla parte di Re Silvio, ha ringraziato Padre Pio)''. Antonello Caporale l'ha intervistato su Repubblica: 
(Calearo) "Parliamoci chiaro: qui non esiste neanche l'ombra dell'opposizione. Non esiste l'ombra di una alternativa. Se facciamo cadere Berlusconi c'è il buio fitto".
(Caporale) Quindi col suo sì a Berlusconi lavora per l'alternativa a Berlusconi.
(Calearo) "Il mio sì concede tempo a coloro che devono organizzare un'idea di governo differente da questo".
(Caporale) Raffinata strategia.
(Calearo) "Sa che a Montecitorio anche gli amici del Pdl mi dicono: ma chi te lo fa fare? Ma non vedi che il Berlusca è in caduta libera?"
(Caporale) E lei niente.
(Calearo) "Ho sale in zucca e noto il deserto politico e di idee. A parte la Lega cosa c'è, cosa c'è? Me lo dica lei".
Rosanna Filippin, segretario regionale del Pd Veneto, ha salutato con affetto Calearo definendolo "una figurina Panini della politica, che giustamente compie il suo destino: passare di mano in mano". Nel novembre del 2009, dopo la vittoria di Pier Luigi Bersani alle primarie, Calearo lasciò il Partito Democratico, dichiarando di non essere mai stato di sinistra. Ma Walter Veltroni crede nell'uomo e ha detto di aver parlato "oggi con Massimo Calearo, al quale ho ricordato l'impegno da lui assunto, prima e dopo il voto, a sostegno del centrosinistra e - dato il risultato elettorale - in opposizione al centrodestra. Un impegno che è etico, perchè comporta il rispetto degli elettori e della volontà espressa con il loro voto. Calearo, pur ribadendo le ragioni di un disagio politico mi ha confermato nettamente la sua volontà di attenersi all'impegno assunto davanti agli elettori. Sono certo che sarà coerente con se stesso". E se garantisce lui...
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lunedì 27 settembre 2010

Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono fior di arringhe


Sul Corriere della Sera di oggi, Gian Antonio Stella ha raccontato divertito la disputa legale tra Sgarbi e Travaglio, che verte sull'annosa questione degli escrementi. Prima ad Annozero e poi di nuovo a Domenica 5, Sgorby ha insultato il giornalista paragonandolo ad una porzione di cacca (nella prima occasione) e ad una cacca tutta intera (nella seconda), guadagnandosi una pronta denuncia. Ieri i legali del critico (nel senso che è proprio un soggetto critico) hanno imbastito una curiosa difesa, basata sull'apologia della pupù: è sana, bella e «fa bene al corpo ed anche all'anima»; praticamente la merda è miracolosa. «Se in un agriturismo ci forniscono prodotti dell'agricoltura biologica significa che essi sono fatti con la merda nel senso che l'agricoltura biologica vuol dire coltivazioni in terreni concimati non con prodotti industriali ma con letame, con la merda, appunto, la quale serve a fertilizzare i terreni». Gli avvocati, disperati, non sapevano che pesci prendere e, pur di tutelare il proprio assistito, sono arrivati a citare la "Via del Campo" di Faber, che comprensibilmente si sarà rivoltato nella tomba. Secondo la curiosa tesi dei difensori di Sgarbi, per esprimere stima e affetto, d'ora in poi sarà possibile dare del pezzo di m... al prossimo. Sgarbi compreso.
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mercoledì 22 settembre 2010

Pd: Profumo d'Intesa

Il Partito Democratico misurerà con un sondaggio la popolarità del banchiere Alessandro Profumo per valutare la sua candidatura a leader del centro-sinistra (Menichini e Sofri negano). La notizia suona strana perchè quest'uomo è stato licenziato dalla poltrona di amministratore delegato del gruppo Unicredit (per giunta con una liquidazione di 40 milioni di euro): scegliere come condottiero uno che è appena stato cacciato non sembra sensato. Inoltre il dirigente d'azienda in questione, seppure professionalmente stimato da tutti e sostenitore dichiarato del Pd, ha sempre voluto lavorare all'ombra ed è certamente poco noto alla massa elettorale. Eppure Repubblica l'ha lanciato: «Non si può escludere, vista la giovane età (ndr: ma 53 anni sono davvero così pochi?) e l’impegno civile del personaggio dimostrato in più occasioni, una discesa nell’agone politico in questo momento di grande confusione morale e istituzionale per l’Italia repubblicana». E' stato definito il "Papa straniero", l'"Ultimo dei moicani"... forse è pure l'Highlander, chi lo sa. Secondo Piero Ricca de Il fatto, gli affari di Profumo sono anche un po' maleodoranti: si alleò con il plurindagato Geronzi, la sua banca è stata coinvolta nel mercato internazionale di armi, la sua milionaria liquidazione sottolinea l’incredibile divaricazione fra gli stipendi dei top manager e quelli di impiegati e operai (che cozza parecchio con l'ideologia di sinistra). Chiamparino, BersaniRomano Prodi hanno smentito che il Pd abbia contattato Profumo. E allora questo tam tam serve solo a dare l'idea di un partito sempre più smarrito, privo di leadership, incapace di sfruttare le difficoltà della maggioranza, in preda al totonomi e giunto al punto di volersi affidare a personaggi esterni o, comunque, al primo che passa.
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